Fegato alla veneziana

E un set cinematografico reale, per l’afflusso in passerella di decine e decine (200) di big e bighesse (dècolletè generoso di rigore), è stata Venezia nei giorni scorsi.  Venezia come prodotto, che questa volta è stato comprato/affittato dal più grande e veloce venditore on line, Jeff Bezos / Amazon.
Occupazione a mano pagante. Per le proteste gli spazi previsti hanno subito variazioni. Restituzione tre giorni.

Venezia è città anomala, molto delicata. Subisce di continuo uno stress da over turismo e sfruttamento selvaggio. Una sindrome dilagante è quella della predazione, di qualunque cosa fuori dal “comune”, specialmente di quello che consideriamo “bellezza”. Dal selfie sul precipizio e poi ci si cade, alla sedia d’arte simbolica nel museo, danneggiata nell’atto di sedersi per foto, alla foto a pochi centimetri dal quadro famoso che viene squarciato per un inciampo.

Venezia come preda. Location troppo preziosa, in tal misura inarrivabile, catturata per un matrimonio finto. Non risultano, secondo procedura, né atti comunali né atti religiosi.  
Il culto e lo stile del capitale porta a pensare anche a una forma di compravendita. Non è dato sapere chi compra e chi vende e a quanto. C’entra anche Wall Street, cioè il segreto contratto ma/patrimoniale. Non si conoscono garanzie e tempi di restituzione.  

Massimo Cacciari (è stato a lungo sindaco di Venezia): machissenefrega di Bezos.
Il nipote Tommaso, attivista del laboratorio occupato Morion: “Le leggi vanno anche violate perché altrimenti avremmo ancora la schiavitù o le navi a Venezia. Io mio zio non lo sento”.
Il padre, Paolo Cacciari, fratello di Massimo: “Gli abitanti sono soffocati da un uso scellerato, mercantile, stupido, volgare, arrogante della città”.
Entusiasti per la visibilità e i schei, il sindaco Brugnaro e il governatore Zaia. D’altronde un proverbio veneziano suona: Ancuo val più i schei de la virtù.

Lunga vita agli sposi, ma lo stile regal-mediatico-esibizionista tirato molto oltre, non è diverso da quello dei funerali di un Casamonica, dieci anni fa. Carrozza antica con tiro a sei cavalli di razza, 12 suv pieni di fiori, scorta dei vigili (il prefetto: non ne sapevo niente) con blocco traffico, elicottero che sparge petali rossi, gigantografie, banda che manda le note della colonna sonora Il Padrino… Il parroco: Gesù accoglierà a braccia aperte questo nostro fratello. Altro film in un set cinematografico.

Lauren Sánchez, moglie di Bezos, con altre cinque celebri donne, tra cui Katy Perry e Kerrianne Flynn, è stata, ad aprile, in missione turistica spaziale nella capsula New Shepard di Blue Origin. Durata solo 11 minuti, ha consumato 75 tonnellate di CO2. Secondo Eco Società Benefit, l’equivalente delle emissioni di un miliardo di persone povere in un anno.

Paradosso dei paradossi, a Cannes, Sànchez ha ricevuto, per il suo impegno ecologista, il premio Global Gift Foundation. Ma è sbarcata dal superyacht Karu che ospita un serbatoio di 750mila litri, “l’equivalente di 19mila auto Renault Clio”. Con grande plauso di ecologisti e ambientalisti.

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