Donne di Gaza


È trascorsa meno di una settimana dalla Giornata dell’Igiene Mestruale. Tabù nei media e nei salotti. Qualunque cosa, se non se ne parla nell’attuale rullo comunicativo, è come se non esistesse.
Gaza e le donne. Chi muore non soffre più. Ma chi continua a vivere, vive tra torture. Paura, fame, sete, bombe, lutti. Una delle torture che si aggiunge e che toglie dignità alle donne è l’assenza di supporti igienici. Manca l’acqua per lavarsi, gli assorbenti vengono ricavati da quel che resta di panni, pannolini, tende, magliette. Intimità inesistente. Disinfettanti insufficienti o assenti. UN Women (Ente ONU per l’uguaglianza di genere) stima una quantità pari a dieci milioni di assorbenti necessari al mese per 700 mila donne. Ma le mestruazioni possono anche scomparire per traumi e paura. E i bisogni corporali di due milioni e più di persone assediate e in continua mobilità?

Le deliranti dichiarazioni di Smotrich, ministro israeliano: “È arrivato il momento” (piano di distruzione, annessione, sgombero, deportazione…) sostenute senza alcun rimorso dal suo capo e dal suo entourage, preannunciano una catastrofe irreversibile se nessuno batte un ciglio di là e di qua dell’Atlantico. Sembra una gara a incoronarsi d’ignavia e vigliaccheria ancora prima del 7 ottobre.

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Palestine 2

Netanyahu ha affermato senza mezzi termini in una riunione del Comitato per gli affari esteri e la sicurezza (12-05-2025): “Stiamo distruggendo sempre più case – non hanno un posto dove tornare”.  “L’unico risultato atteso sarà il desiderio che gli abitanti di Gaza emigrino fuori dalla Striscia”.
Gli enormi bulldozer Caterpillar D9 (chiamati Dooby, orsacchiotto) eseguono lo spianamento a tappeto del territorio, documentato e vantato sui social in post e video.
All’inizio non erano tanto ordini formali da parte degli alti comandi, quanto lo zelo, tollerato, di ufficiali inferiori e perfino di soldati.
“Non ci saranno più battaglie a Rafah perché non ci sarà più Rafah, la nazione d’Israele vive”. “Ottimo brigata Givati, ottimo. Non ci sarà più Rafah. Fino alla vittoria, all’insediamento e al Grande Tempio”.
Alla ferocia di Hamas nell’attacco del 7 Ottobre ribatte quella di fatto da parte israeliana, malgrado le dichiarazioni ufficiali diplomatiche.  

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