Rimasugli

Composizione grafica intensa e drammatica che denuncia il genocidio a Gaza e l’ipocrisia internazionale. Satira visiva sulle macerie umane e morali del conflitto israelo-palestinese.

A grandi passi veloci verso la cancellazione di Cisgiordania, Gaza e Gazawi. Pronti i piani per l’invasione, l’occupazione totale, l’annessione, perché dio lo vuole.  Ad oggi l’83% degli uccisi a Gaza sono civili (fonte database militare israeliano Aman). E di questi almeno il 70% donne e bambini. Totale sottostimato 60mila morti, ma studi indipendenti portano a 100-180mila (perfino 335mila – Università di Edimburgo), considerano i sepolti sotto le macerie, i dispersi, i morti per cause collaterali, malattie, fame, ferite gravi, carenze assistenziali… Le anagrafi sono state distrutte, forse non se ne conoscerà mai l’entità.

Ma un’azione ferma, decisa, unanime della comunità internazionale?
E il diritto internazionale? Forse nel mastello dell’indifferenziata.
L’ONU? Sotto i ponti, sfrattato.
La Corte Penale Internazionale? È per i nemici.
E quella per i Diritti umani? Non ci sono diritti.

E pensare che Israele esiste grazie al Diritto internazionale e all’ONU, gli stessi di cui oggi si fa beffe e che denigra. A partire dagli anni ’20 del secolo scorso si era preparato il percorso verso uno Stato con atti terroristici. Le bande Irgun, Tsel, Haganah, Stern… fecero saltare in aria molti arabi nella Palestina mandataria britannica. Tristemente ricordato il massacro, dai contorni ignobili, di 245 arabi a Deir Yassin, villaggio vicino a Gerusalemme. Tritolo all’Hotel King David e all’albergo Semiramis, sempre a Gerusalemme. Al villaggio Ben Yehuda. Perfino a Roma all’Ambasciata bitannica (1946), con l’aiuto dei fascisti locali (dichiaraz. di Romualdi).
Clifford Martin e Mervyn Paice erano due sergenti britannici, impiccati (forse già cadaveri) in Palestina dall’Irgun, per ritorsione contro la condanna a morte di tre Irgun per terrorismo da parte britannica.
Ben Gurion, Shamir, Begin tra gli esponenti più noti delle bande, che poi furono… primi ministri.

L’obiettivo dell’Agenzia ebraica all’epoca, che dirigeva le operazioni, era terrorizzare i palestinesi arabi in modo che abbandonassero le loro case, le loro terre, con incursioni fatte di devastazioni, incendi, uccisioni. 700 mila furono cacciati e privati dei loro averi: la Nakba ricordata dai palestinesi ogni 15 maggio (data del giorno dopo la proclamazione dello Stato di Israele, 1948).
E oggi…
È la stessa tattica nemmeno più mascherata. I Palestinesi sono il grande sporco etnico nella grande messianica Israele pulita, immaginata e pretesa dalla setta al governo. Contro tutte le evidenze giuridiche di illegalità e contro ogni etica civile, è un progetto di appropriazione coloniale, come nei secoli scorsi.
Vanno cacciati con mille astuzie, mille stratagemmi, anche con la più semplice delle armi senza sangue: la fame.
A Yazan, un bambino di cinque anni tra quelli raccolti a Khan Yunis che hanno perso i genitori, è stato chiesto cosa volesse fare da grande: “Il fornaio, per dare da mangiare a tutti”.
Qualche giorno fa Marah Abu Zuhri, ragazza ventenne palestinese, è morta in Italia di genocidio per grave malnutrizione. Il rappezzo delle autorità israeliane: era già malata di leucemia. Ma la biopsia e le analisi dell’ospedale di Pisa dove era stata trasportata in aereo, smentiscono. Troppo tardiva l’autorizzazione a curarla in Italia. La procura archivia, non ravvisando “nessuna ipotesi di reato”. Quindi nessuna autopsia. Amen.

Israele oggi (il governo) cerca di superare in ferocia Hamas, nasconde, racconta bugie e versioni indifendibili. Ha un nutrito cursum dis-honorum poco conosciuto e ininterrotto.

“Quante atrocità furono commesse (dai sionisti) forse non si saprà mai, ma furono sufficienti a spingere l’allora Ministro israeliano dell’agricoltura, Aharon Zizling, ad affermare: ‘Adesso anche gli ebrei si sono comportati come nazisti e tutta la mia anima ne è scossa… Ovviamente dobbiamo nascondere al pubblico questi fatti… Ma devono essere indagati.*
Era il 17 novembre 1948.
* David McDowall, “Palestine and Israel”, I. B. Tauris & Co Ltd, 1989, p. 195

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Retrospettiva 2


Bibi da guerrafondaio e criminale (è vero, c’è stato il 7 Ottobre, ma questo la Corte Penale Internazionale – non di Collina Rotonda –  nel disporre il suo arresto lo ha saputo) ha deciso: la miglior difesa è l’attacco! Ora o mai più! Ed ecco un altro abisso spalancato con la guerra aperta contro gli ayatollah e contro l’Iran.

Si apre il gioco delle ritorsioni dirette e di sponda. Chi è sul punto dell’ultimo saluto (noi compresi) a un tiro di missiletto da carabina o dell’apocalisse atomica finale? Totale irresponsabilità e rovesciamento del senso umano: “Teheran pagherà per le donne e i bambini uccisi!” I suoi bambini e le sue donne valgono di più. Le decine di migliaia da lui e dal suo clan, fatte fuori a Gaza, non esistono. E la distruzione fisica del territorio di Gaza, vista dal drone oggi, ricorda drammaticamente quella di Hiroshima.

Daniella Weiss dice infatti che i palestinesi non esistono, sono un’invenzione moderna come la Palestina. Weiss è una instancabile attivista-formatrice di coloni che partendo da una tenda o roulotte ha potuto creare centinaia di insediamenti. Con la tecnica gutta cavat lapidem, ha fiducia che gli “intrusi” palestinesi saranno cacciati. È proposta al Nobel per la pace dal suo entourage, con la motivazione che negli insediamenti da lei creati si viva in pace.
Certo: tra noi, senza loro (i palestinesi) si vive meglio!
Lo scrittore premio Pulitzer, Nathan Thrall, bloccato a Gerusalemme (aeroporto attualmente chiuso), in un’intervista di pochi giorni fa, afferma che le proteste contro l’attuale governo di colonizzazione sono insufficienti. Servono soprattutto sanzioni. Ma le morbidezze o la ritrosia della maggioranza degli Stati non spostano di un millimetro la risolutezza nel proseguire lo sterminio in corso. Gaza è spianata e si pratica ogni giorno il tiro al piccione su chi fa richiesta di cibo. E non passa giorno che in Cisgiordania i coloni, pietra dopo pietra, non rubino territorio scacciando abitanti dai villaggi e incendiando.
I soldati assistono, conniventi. La rapina di territorio palestinese procede a macchie di leopardo anche ufficialmente con insediamenti autorizzati.

Giustiziati 230 giornalisti palestinesi, nell’esercizio delle loro funzioni con giubbotto Press. Non devono trapelare all’esterno verità accertate.
Molti i casi di aggressione da parte di cani addestrati appositamente per le varie operazioni di sgombero, documentati da Euro-Med Human Rights Monitor. Un titolo: “Bambini mutilati e disabili uccisi, Israele usa cani come armi a Gaza. E li prende in Europa“. Una madre mostra la foto del figlio disabile rimasto in casa azzannato e ucciso, durante lo sgombero forzato.
 
Sulle colline intorno a Gaza ci sono postazioni con ombrelloni e binocoli a gettoni per godersi lampi, boati e fumate. Vengono organizzati anche tour per fare il giro delle macerie. Certo c’è anche una parte di cittadini israeliani con la coscienza civile sana che protesta, ma se ne parla poco.

Bibi ufficialmente nega di possedere armi atomiche, però rifiuta gli inviti a un controllo degli ispettori internazionali AIEA. Ma tutti sanno del grande armamentario posseduto in segreto (da 90 a 200 secondo le stime, con relativo arsenale).
Lo scienziato nucleare Mordechai Vanunu, per motivazioni etiche, lo rivelò al mondo nel 1986. Fu rapito dal Mossad a Roma dove fu attirato (cosa più facile che a Londra, fidando nel porto delle nebbie giudiziarie, lo stile di casa di allora). Vanunu segnalò il rapimento in atto scrivendo su una mano, che appoggiò su un finestrino dell’auto che lo stava trasportando. Così la stampa seppe. Fu processato a porte chiuse in Israele e condannato a diciotto anni di carcere. Tuttora, pur libero, vive molte limitazioni, tra cui non poter viaggiare.
Israele aveva iniziato i programmi nucleari per “usi civili”, esattamente come ha asserito e asserisce oggi l’Iran. Vanunu si accorse ben presto che il piano segreto era lnvece quello dell’armamento militare.
Non può un pistolero e la sua banda stabilire chi può avere mucche e chi no, nei campi vicini.
Pur detestando e temendo le mucche nucleari.

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