
Le bugie si dicono per i lacchè, che devono ripeterle. E per i polli, che saremmo noi.
“Era una telecamera di Hamas”, così un tank della brigata Golani dell’IDF punta per distruggerla. La distrugge e muoiono anche 5 giornalisti in un colpo solo e altre quindici persone. La collezione mortuaria prelibata dell’esercito israeliano sono i giornalisti: nessun veda, nessun senta… Ma ricordando l’aria pucciniana è il caso di dire: nessun dorma… Nessuno vede, nessuno sente gli appelli disperati di chi magari domani non ci sarà più. O perderà la sua casa, la sua terra.
La telecamera era in realtà dell’agenzia britannica Reuters, in postazione fissa all’ospedale Nasser, a Khan Younis, gestita questa volta dal giornalista Hussam al-Masri. Le dirette erano viste in tutto il mondo. Un occhio e una voce di verità, non di propaganda. Ad un primo colpo viene centrato Hussam. Quattro sanitari tentano un soccorso, ma un secondo colpo, figuriamoci se non deliberato, stronca anche questi. La diretta trasmette fino all’interruzione dell’ultimo terribile frame. Di solito il secondo colpo è la metodologia adottata dai militari israeliani per la soluzione definitiva, ma non consentita dalle norme internazionali.
Immancabile la contrizione di Netaniolo: “Israele si rammarica profondamente per il tragico incidente avvenuto oggi all’ospedale Nasser di Gaza“. È la 244esima esecuzione mirata dall’inizio dal 7 ottobre, 300esima secondo la Stampa.
Troglo: Non ne sapevo niente del raid… Non sono contento. E torna a inizio disco: La guerra a Gaza finirà in due-tre settimane.
Seguono a ruota le rammaricherie dalle sedi governative occidentali e non.
Uno dei più sofisticati servizi d’intelligence al mondo che conta i peli alle mosche, ci viene a dire che la telecamera era di Hamas…
Ci viene a dire anche che non esiste carestia. Un video, dai colori brillanti, del Ministero degli Esteri israeliano di qualche giorno fa, proclama: Nei mercati di Gaza c’è cibo, qualsiasi altra affermazione è una bugia. Insomma ottimo e abbondante.
Che non spara mai sui civili, erano tutti terroristi (circa 60.000 persone uccise, in sottostima, l’83% civili di cui donne e bambini circa il 70%, fonte la stessa IDF).
La fame e le stragi di civili: menzogne diffuse contro Israele (Bibi, 14 agosto 2025).
Sempre più indizi confermano che la gang che governa Israele ha aspettato al varco l’azione terroristica di Hamas del 7 ottobre. Esistono dichiarazioni di soldate che hanno avvisato i comandi per aver notato movimenti sospetti ed esercitazioni (già un mese e mezzo prima) sulla linea di demarcazione Israele-territorio palestinese. «Ci hanno ignorate e trattate con arroganza e sessismo», hanno dichiarato le donne-sentinelle, tatzpitaniyot.
Soprattutto è molto indicativa la dichiarazione alla Commissione istituita dalla Cnesset di un soldato, Shalom Sheetrit, che afferma: “Abbiamo ricevuto l’ordine dai comandanti della Brigata Golani il 7 ottobre di sospendere tutti i pattugliamenti lungo il confine di Gaza dalle 5:20 alle 9:00”. (31 luglio, 2025).
L’attacco combinato di Hamas avviene intorno alle 6,30…
Molto improbabile che Israele, astuto e spregiudicato oltre ogni limite si sia fatto sorprendere così candidamente. O non abbia preso invece la palla al balzo, a finale di partita, finalmente e per sempre. Come si sta vedendo.
Non passa giorno che i governanti non facciano cadere la lacrimuccia diplomatica di rito, alla quota giornaliera dei massacri di Gaza e Cisgiordania, ma non si muove foglia. Impunità assoluta.
Gaza è in queste ore invasa e dichiarata zona di guerra. Almeno un milione di persone sbatacchiate di qua e di là, sfollate di forza. A piedi, con asinelli, carretti, mezzi sgangherati e una infinità di fagotti e fardelli.
Qualche governo promette di riconoscere la Palestina come Stato, se non avviene un cessate il fuoco. Ma è una formalità che alla fine potrebbe poco incidere se il mastino americano poi bloccasse col veto (come è sicuro) la risoluzione di legittimità giurisdizionale e autonomia nazionale di Palestina, da riconoscere universalmente.
Molto farebbero invece il ritiro degli ambasciatori o almeno il ridimensionamento delle rappresentanze e delle relazioni diplomatiche, anche e soprattutto la risoluzione dei contratti economici, culturali e di collaborazione, lo stop alla vendita o triangolazione di armi, il boicottaggio di materiali e prodotti…
Adottando tali misure si riuscì, col placet USA, a porre fine al regime di apartheid del Sudafrica.
In Palestina si tratta di fermare un genocidio.
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Perché è un genocidio?
Ecco cosa è vietato ai Palestinesi, oltre la casa e la terra:
pasta, sacchi di farina, lenticchie, margarina, coriandolo, cumino, cioccolato, marmellata, croissants, biscotti, succhi, patatine, datteri; carne fresca, latticini, uova, pesce e altri alimenti refrigerati…
Pastelli e matite colorate (!), giocattoli, palloni da calcio, quaderni e diari, strumenti musicali…
Cinture, abiti da sposa, pannolini, biberon, sedie a rotelle, stampelle, batterie per apparecchi acustici, macchine da cucire…
Animali viventi come pulcini, asini, sistemi di filtraggio dell’acqua, bombole di ossigeno…
Vietati cemento, acciaio e materiali da costruzione; vietato riparare e ricostruire… (fonte The Guardian).
Dal 7 ottobre “blocco totale” per cibo, acqua, medicine, carburante, elettricità…
Inverno 2024, blocco totale del 56% degli aiuti nel nord di Gaza.
Di fatto è vietato entrare in mare e pescare, sebbene i trattati di Oslo garantivano ai palestinesi 20 miglia nautiche di pesca.
Sequestro di barche, reti, arresti, uccisioni…
Permessi militari per qualsiasi spostamento o attività che lo richieda; ogni divieto o imposizione ha solo una giustificazione: motivi di sicurezza…
L’elenco dettagliato dei divieti e delle imposizioni è letteramente tragicomico.
Nel 2011 si venne a sapere che il Ministero della difesa israeliano fece studiare con tanto di modelli matematici quanto cibo bastasse per non far morire di malnutrizione. Non di più. Avrebbe mantenuto l’economia palestinese “sull’orlo del collasso“, evitando la crisi umanitaria (cablo classified 03/11/2008-ISR/USA- … keep the Gazan economy on the brink of collapse without quite pushing it over the edge…).
E ci siamo arrivati, andando ben oltre.
Un report indipendente (More than a human can bear) di una Commissione ONU, del marzo 2025, documenta la violenza sistematica sulle donne (e non da ora, ci hanno fatto credere che fosse solo di Hamas): stupri come arma di guerra (come in ogni guerra ogni volta), distruzione sistematica delle strutture di supporto alla capacità riproduttiva, umiliazioni sessiste, come far spogliare uomini e donne in pubblico, dileggio esibito sui social… (UniPA)
Più di quanto un essere umano possa sopportare.
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